Italia, la probabile formazione per l’Ucraina: Casale spera

INVIATO A SKOPJE – E dunque: c’erano un «napoletano», due «romanisti» e uno «juventino» e in quel momento, settimana scorsa, tra quei ventinove mica ci stavano come «intrusi», ammesso che potesse mai essercene uno! C’era Federico Chiesa, la scheggia per far impazzire la Macedonia del Nord e semmai pure l’Ucraina, e con lui c’era Lorenzo Pellegrini, piedi buoni e pure cervello fino: ma venerdì mattina, proprio prima di salire sul charter, destinazione Skopje, quando gli adduttori dell’uno e dell’altro hanno cominciato a cigolare, s’è capito che gli dei si sarebbero sistemati di traverso, semmai proprio all’Arena Tose Proeski.  

E comunque c’erano pure Matteo Politano e Gianluca Mancini, in quella Nazionale che Luciano Spalletti avrebbe voluto che fosse immediatamente: ma il destino, a volte una canaglia, essendo già intervenuto in tackle, non s’è fermato ed ha inciso sui muscoli, avvolti nell’acido lattico. Fuori uno, fuori pure l’altro, e così, svegliandosi a Milanello, Spalletti ha rifatto i conti, ha analizzato i 25 superstiti e ha provveduto, perché intanto le fasce rischiavano di restare in emergenza proprio contro l’Ucraina, nel primo a faccia che fa venire i brividi: un esterno offensivo gli serve, per avere la possibilità di scegliere e Riccardo Orsolini è stato invitato a mettersi in viaggio, per cominciare subito la propria full immersion nell’allenamento pomeridiano di Milanello riservato a chi a Skopje non ha avuto spazio. Due sedute sono meglio di una, ovviamente.

Italia, i dubbi di Spalletti

Il giorno dopo (e soprattutto la notte insonne) è piena di riflessioni e prima di avvicinarsi all’Ucraina, Spalletti se ne sta solo con se stesso e con lo staff, rivede la partita, evita di finire nelle buche dello stadio (che non può rappresentare un alibi, seconda antica filosofia) e lascia che la formazione emerga oggi, nella rifinitura: indizi ce ne sono, certezze nessuna, e dopo aver letto nel libro bianco ed aver dato un’altra occhiata alla sfida di sabato, il Ct pronuncerà.  
Senza Mancini, il candidato naturale – come suggeriscono le scelte con la Macedonia del Nord – pare Scalvini, che ha messo assieme 37′ (recupero incluso) rassicuranti e che comunque resterà almeno per un po’ in ballottaggio con Casale, che a Skopje era in tribuna; con Politano ormai a Napoli, e con gli uomini che si ritrova, le riflessioni richiederanno tempo, perché a destra il modello di interpretazione può anche variare.

Italia, tutte le novità

Poi ci sarà altro su cui «indagare»: il livello di fatica di chi s’è fatto i 90′ per intero; gli effetti del pareggio sull’umore; l’esigenza di avere un pizzico di «diversità» nello sviluppo del gioco. Il primo suggerimento che una partita inevitabilmente «sporca» impone è sulla «pulizia» della manovra, sulla capacità di giocare liberi di testa e però limpidamente e con autorevolezza: in mezzo al campo, dove il 4-3-3 ha bisogno di trasparenza nel palleggio, Manuel Locatelli è un’opportunità emersa già nei primi allenamenti che torna prepotentemente attuale e va ad incastrarsi in un ritocco quasi fisiologico dell’Italia.

Spalletti, niente rivoluzione

Le rivoluzioni, soprattutto se non sono assolutamente indispensabili, non rientrano nella cultura di Spalletti, che a Skopje ha memorizzato anche i dettagli apparentemente più irrilevanti; e però la stanchezza può essere un fattore e pure la tentazione di darsi una veste insospettabile potrebbe diventarlo. Ma la sua seconda Nazionale nasce sostanzialmente in giornata, probabilmente si svilupperà – e definitivamente – nella mattinata di domani, quella dell’investitura per gli «uomini forti» che sognano un «destino forte» o semplicemente di andarsene in Germania.  


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